NATURA VIVISSIMA.

Ieri insieme ad alcuni amici mi sono immersa nella Natura colombiana. Quella con la N maiuscola: maestosa, viva, lussureggiante e a volte un po’ beffarda. Siamo andati in una riserva naturale a oriente di Bogotà, chiamata Chingaza, dove entrano solo 40 persone al giorno. Una strada interminabilmente sterrata per arrivarci, tra le montagne, la nebbia e qualche cervo. Quando mi veniva in mente la famosa nebbia in val padana, qualcuno mi ricordava che qui siamo a più di 2600 metri, e questo specifico clima si chiama Páramo. La vegetazione principale sono i Frailejones piante che crescono di un centimetro all’anno e per vivere assorbono l’umidità presente nell’aria. Mica sceme.

Quando arriviamo finalmente alla riserva sono le 11 passate, qualcuno ha già fame ma ci mettiamo in cammino. Dopo pochi minuti siamo sulla cima della collina, da dove si ammira lo spettacolo della “laguna” (un lago in realtà). Il tempo non è il massimo, la crema solare totalmente inutile, ma almeno non piove – per il momento. Lassù il sentiero si divide in due: quello corto e quello lungo. Ovviamente prendiamo quello lungo, ci saremo mica sparati tutto questo viaggio per ‘na passeggiatina?! Nessuno prende sul serio il cartello all’ingresso del sentiero “No Pase”, e passiamo.

Il bosco è selvaggio, si vedono tutte le tonalità possibili di verde, piante strambe, alberi pelosi. A un certo punto sembra di essere nel bosco incantato, ci si aspetta che esca un Hobbit da un momento all’altro. Continuiamo, su e giù per la montagna. I segnali gialli, pochi, ci indicano che siamo sul giusto sentiero. Dopo qualche ora, mentre i nostri piccoli Mogwli stanno scendendo verso un fiume, inizia a piovere. E il sentiero che già era umido si trasforma in un fiume di fango. Bella la natura, sì. Saltellando tra una pozza e l’altra, scivolando con tutto il piede nel fango, aggrappandosi ai rami per non caderci dentro, piano piano arriviamo al fiume. Sta ancora piovendo – per fortuna non proprio le piogge torrenziali che ogni tanto capitano da queste parti. Secondo le previsioni dovremmo essere comunque quasi alla fine del percorso. Peccato che una volta arrivati al fiume il sentiero s’interrompe. Nessuna traccia di segnali gialli per continuare. Siamo bloccati. L’unica a questo punto è… tornare indietro da dove siamo venuti.

Alle 4, stremati e inzaccherati, arriviamo al punto di partenza. Siamo gli ultimi esseri umani nella riserva, e ci facciamo una foto ricordo con quel fatidico cartello “No Pase”. Le ultime riserve di cibo le regaliamo a un cervo sfacciato, che tanto ormai la fame non ci fa più paura. Ci mettiamo in macchina sperando di uscire dalla strada sterrata prima che faccia buio. Arriviamo a Bogotà in serata, e ci spariamo un triplo hamburger con salsiccia. La gente ci guarda strano, forse per via di quei chili di fango attaccati alle scarpe.

Nonostante le avventure da libro della giungla è stata una gran giornata, ci siamo divertiti parecchio, anche perché la compagnia ha saputo tenere alto il senso dell’umorismo anche nei momenti più neri.

Ah, per l’occasione ho spolverato la mia Reflex, che da anni stava nel cassetto. Altre foto le trovate su Flickr. Oggi sono già alla terza lavatrice. E dopo mi sa che mi tocca lavare la lavatrice.

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